Genova, Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo: il Sacro Catino. Manifattura romana (I - IV sec. d. C). o araba (IX - X sec. d. C.), vetro verde.Emblema del museo e opera di incerta datazione, è ritenuto per tradizione il Santo Graal, recipiente usato da Nicodemo per raccogliere il sangue di Cristo nel momento della morte, ovvero il piatto usato per consumare l'agnello pasquale durante l'Ultima Cena. Considerato per secoli di smeraldo, si tratta invece di vetro verde soffiato in uno stampo, di forma esagonale; è dotato di due manici laterali.La fonte di questa credenza è Jacopo da Varagine, il quale racconta nella Legenda Aurea che, durante la prima Crociata (XI secolo), i soldati genovesi al comando di Guglielmo Embriaco parteciparono alla presa della città di Cesarea (1101), entrando in possesso dell'oggetto.L'arcivescovo Guglielmo di Tiro scrive nella seconda metà del XII secolo che i crociati avrebbero trovato in un tempio costruito da Erode il Grande il piatto di smeraldo e lo avrebbero comprato a caro prezzo. Ugualmente a caro prezzo lo rivendettero.All'inizio del XIV secolo il cardinale Luca Fieschi ottenne il Catino in pegno del prestito di 9500 lire da lui fatto alla Compagna Comunis che nel 1327 riscattò il Catino e stabilì che in avvenire non potesse più essere impegnato né portato fuori dalla sacrestia della Cattedrale.Jean Le Meingre detto Boucicault, governatore francese di Genova, nel 1409 ne avrebbe tentato il furto. Nel 1470 Anselmo Adorno lo descrive con precisione, anche se poi lo confonde con il piatto nel quale era stata posta la testa del Battista, anch'esso conservato in San Lorenzo.Alla fine del Quattrocento si sparse la voce che anche Venezia stesse tentando la sottrazione. Nel 1522 l'esercito dell'imperatore Carlo V saccheggiò Genova, ma non riuscì ad impossessarsi del tesoro della Cattedrale sia per la resistenza dei preti sia perché la Repubblica di Genova pagò 1000 ducati al capitano che assediava la sacrest