Ghigo Roli fotografo


Profilo

Il fotografo Ghigo Roli lavora in Italia e all’estero, vantando una lunga esperienza in diversi settori: i beni culturali, la fotografia geografica e di viaggio, quella aerea, le riproduzioni in facsimile, la fotografia di veicoli d’epoca. Si distingue per la fotografia Gigapixel ad altissima risoluzione, grazie alla quale ha realizzato un’importante campagna fotografica di tutta la Cappella Sistina in scala 1:1.

Affronta campagne fotografiche di grande complessità dall’ideazione alla realizzazione finale, superando i problemi organizzativi e tecnici. Di particolare rilevanza storico e artistica è stata quella per illustrare un atlante completo di oltre 2000 soggetti della Basilica di S. Francesco ad Assisi. Le preziose immagini di tale lavoro sono state utilizzate per i restauri successivi al terremoto del 1997.

Si è dedicato molto al settore editoriale, pubblicando una quarantina di libri d’arte e geografia, oltre a numerose guide turistiche per editori italiani ed esteri.

Ha inoltre realizzato su commissione innumerevoli reportage per alcune delle più prestigiose riviste internazionali.

Sono nato a Modena nel 1956. Quattro anni più tardi mio padre mi regalò una vecchia Kodak Brownie (a sua volta regalo del nonno per il di lui matrimonio). La mia prima foto fu al tempio di Paestum. Ci volle un po' perché nel mirino vedevo le colonne tutte pencolanti e non scattai finché, dopo ripetute insistenze, un fratello grande e paziente non mi portò su una roccia e mi prese in spalla: finalmente le colonne erano dritte! Ecco, dev'essere stato li che mi sono fatto l'idea che la fotografia serva a mettere un po' d'ordine in giro. Ancora qualche anno e arrivarono la bicicletta e una Comet Bencini e con loro la scoperta della libertà. Ogni giorno esploravo una via nuova della mia città e scattavo una nuova foto. Non sapevo ancora nulla di Vittorio Sella o dell'Istituto Geografico De Agostini, ma quella piccola macchina era il mio lasciapassare per entrare nel mondo, e cercargli un senso. A lui e a me. A dodici anni cominciai a sviluppare e stampare il bianco nero in una piccola camera oscura clandestina. Lasciai "Topolino" per "Progresso Fotografico" e "Fotografia Italiana", che mi segnarono irrimediabilmente. A tredici anni, in una delle mie esplorazioni, capitai in piazzale Redecocca, in un quartiere degradato che aveva ancora case bombardate dalla guerra. C'era la festa di un asilo, giochi fatti in casa, palle di stoffa che bambini poco più piccoli di me tiravano a barattoli vuoti di pomodori pelati. Scattai un intero rullino da 72 foto, con la Canon Demi C, telemetro e tre ottiche. Le maestre, incuriosite, mi chiesero le foto. Dopo pochi giorni vendetti il mio primo servizio, per l'equivalente di un pacco di carta sensibile: quelle maestre, di cui ignoro il nome, hanno sulla coscienza il peso di aver creato un altro fotografo professionista.